La tiroide può infiammarsi dopo il parto

La tiroidite post-partum è una infiammazione della tiroide che si verifica entro i primi 12 mesi dal parto. Può essere asintomatica oppure accompagnata da gozzo (ingrandimento generalizzato della ghiandola) e da sintomi da alterazione degli ormoni tiroidei.
Cause
Per quanto non siano del tutto note, si sa che un ruolo può averlo l’autoimmunità. Infatti è più comune nelle donne che hanno patologie autoimmune, come diabete di tipo 1 (25%), lupus (18%), malattia di Basedow-Graves (44%)
Avere positività per gli anticorpi anti-tireoperossidasi (TPOAb), tipici della tiroidite di Hashimoto, può essere un fattore di rischio: la tiroidite post-partum si sviluppa infatti nel 40-60% delle donne che hanno TPOAb positivi.
Inoltre i tassi di tiroidite post-partum sono più alti nelle donne con una tiroidite post-partum precedente (42%).
La tiroidite post-partum rappresenta un’esacerbazione di una sottostante tiroidite autoimmune, favorita da un meccanismo di rebound immunologico che fa seguito al parziale stato di immuno-soppressione presente durante la gravidanza.
Diagnosi
Per la diagnosi sono sufficienti delle semplici analisi del sangue che misurino gli ormoni tiroidei e gli anticorpi. In alcuni casi si può integrare il controllo anche con un’ecografia della tiroide.
Decorso della patologia
È una patologia non grave, spesso poco sintomatica, che nella maggior parte dei casi non necessita di terapia e si risolve autonomamente.
Il 25% delle donne ha una fase ipertiroidea (aumento degli ormoni tiroidei con possibile presenza dei sintomi tipici dell’ipertiroidismo: tachicardia, tremori, ansia, insonnia, irascibilità…); seguita poi da una fase ipotiroidea (diminuzione degli ormoni tiroidei con possibile presenza dei sintomi tipici dell’ipotiroidismo: stanchezza eccessiva e sonnolenza, gonfiori e ritenzione idrica, alterazioni del ciclo, stipsi, intolleranza al freddo, pelle secca…).
Il restante 75% ha direttamente una fase di ipotiroidismo.
La maggior parte delle donne affette recupera la normale funzionalità tiroidea in 12 mesi, ma il 20-40% può rimanere in ipotiroidismo per diversi anni, necessitando di terapia con ormone tiroideo.
Terapia
Il trattamento dipende dalla fase della tiroidite e dal grado di sintomi che un paziente presenta. Le donne che presentano tireotossicosi possono essere trattate con betabloccanti per ridurre sintomi come palpitazioni e tremori. Quando i sintomi migliorano, il farmaco può essere ridotto e interrotto poiché la fase tireotossica è transitoria. I farmaci antitiroidei (tionamidi) non vengono utilizzati per la fase tireotossica poiché la tiroide non è iperattiva (la tireotossicosi è causata ad un aumentato rilascio di ormoni e non da una reale iperfunzione tiroidea).
La fase ipotiroidea può essere trattata con la sostituzione dell’ormone tiroideo. Se l’ipotiroidismo è lieve e il paziente presenta pochi sintomi, se non nessuno, potrebbe non essere necessaria alcuna terapia. Se si inizia la terapia ormonale tiroidea, il trattamento deve essere continuato per circa 6-12 mesi e poi ridotto per vedere se l’ormone tiroideo è necessario in modo permanente.
È stato inoltre osservato che la somministrazione di selenio alla posologia di 200 µg/die in donne con anticorpi anti-tiroide durante la gravidanza e nel post-partum ha indotto una significativa riduzione della prevalenza della TPP rispetto ai controlli (28.6% versus 48.6%) (Negro R, Greco G, Mangieri T, et al. The influence of selenium supplementation on postpartum thyroid status in pregnant women with thyroid peroxidase. J Clin Endocrinol Metab 2007, 92: 1263-8.)
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