Utilizzo della plastica nel settore sanitario

Le dimensioni di uno spreco

Ti sei mai chiesto/a quanta plastica monouso e non riciclabile si utilizzi e poi si getti in ambito sanitario? 

La dipendenza dalla plastica nel settore sanitario ha portato a un problema globale dei rifiuti, con l’industria farmaceutica responsabile di circa 300 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica all’anno, metà dei quali sono costituiti da plastica monouso.

Dalle sale operatorie, passando dai reparti fino ad arrivare alle case di chiunque effettui una terapia e quindi assuma un farmaco… tutto è permutato dalla plastica monouso. 

L’aumento di utilizzo della plastica nel settore sanitario è allarmante. La crescita dei dispositivi monouso è in gran parte guidata dalle preoccupazioni di potenziali infezioni da apparecchiature mediche contaminate, dalla convenienza e dalla crescita dell’assistenza sanitaria nelle economie emergenti. Il volume di plastica utilizzata nell’assistenza sanitaria non è noto, ma in studi di diversi Paesi, è stato stimato che la plastica rappresenti il 30% di tutti i rifiuti sanitari. 

Ad aggiungere ulteriori complicazioni c’è il mercato dei farmaci contraffatti, che è uno di quelli in più rapida ascesa al mondo, con un valore stimato di oltre 200 miliardi di dollari e una crescita del 20% all’anno. 

Il danno ambientale causato dalla plastica è ormai indiscusso. La produzione di tutte le materie plastiche rappresenta l’8% della produzione globale di petrolio, utilizzato sia come materia prima che come combustibile nel processo di produzione. La combustione di combustibili fossili come il petrolio converte il carbonio in anidride carbonica, un potente gas serra che assorbe le radiazioni infrarosse, portando al riscaldamento globale, rendendo la produzione di materie plastiche un importante contribuente al cambiamento climatico.

Oltre al potenziale danno derivante dalla produzione e dallo smaltimento di grandi volumi di materie plastiche, vi sono potenziali rischi per la salute derivanti dagli additivi Bisfenolo A e Di-2-etilesilftalato, che sono utilizzati per “ammorbidire” il cloruro di polivinile  e possono esercitare effetto di interferenti endocrini. Poiché questi composti sono lipofilici, attraversano facilmente le membrane cellulari. I livelli sicuri per la salute di esposizione al bisfenolo A e al di-2-etilesilftalato sono dibattuti, ma negli studi sugli animali e in vitro, concentrazioni più elevate di bisfenolo A e di-2-etilesilftalato sono state collegate a disturbi riproduttivi o endocrini e ad anomalie comportamentali. È necessario esaminare ulteriori potenziali effetti sulla salute derivanti dall’uso del bisfenolo A, del di-2-etilesilftalato o di altri additivi nei dispositivi endovenosi. Sono disponibili in commercio sacche per sangue prive di di-2-etilesilftalato, ma non sono ampiamente utilizzate.

I prodotti in plastica tra cui guanti, cannule e provette per campioni di sangue sono tra i maggiori contributori alle emissioni di carbonio di tutti quelli acquistati dal National Health Service in Inghilterra.

Il cambiamento deve includere anche l’industria manifatturiera sanitaria, che (attraverso modifiche volontarie o legislative) può collaborare per facilitare il ritrattamento o il riciclaggio dei propri prodotti, la riduzione o la sostituzione degli imballaggi in plastica e il contributo alle valutazioni del ciclo di vita. 

Ma non serve entrare in ospedale per capire quanto ormai l’assistenza sanitaria sia permeata dalla plastica, basta vedere i farmaci che si hanno in casa. Anche in ambito endocrinologico/diabetologico si utilizzano sempre di più farmaci che si fanno con iniezioni sottocutanee tramite penne completamente in plastica (non riciclabili) e spesso monouso (carico la penna, inietto per una singola somministrazione il farmaco e poi butto tutta la penna). Vi sembra sostenibile da un punto di vista ambientale?

Questo vuol dire che i farmaci vanno evitati perché inquinano? Ovviamente no. Forse però si potrebbe ripensare un po’ alla loro produzione e al loro packaging perché è importante curare le malattie ma sarebbe utile anche cercare di non estinguerci a breve.

Una varietà di materiali, tra cui molti polimeri plastici, vetro, carta, cartone e metalli, vengono regolarmente combinati per fornire contenitori di medicinali adatti allo scopo. Ma queste combinazioni non possono essere separate per essere riciclate.

FONTI

Rizan, Chantelle et al. “Plastics in healthcare: time for a re-evaluation.” Journal of the Royal Society of Medicine vol. 113,2 (2020): 49-53. doi:10.1177/0141076819890554

Sustainable pharma packaging: breaking down the barriers to adoption. By Rich Quelch. 5 October 2022. europeanpharmaceuticalreview.com

https://pharmaphorum.com/patients/pcr-pharma-packaging-sustainable-solution-tomorrow#:~:text=However%2C%20this%20reliance%20on%20plastics,comprised%20of%20single%2Duse%20plastics.

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